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Il mio laboratorio passa al DTC

Superando i 50 anni di attività forense nel settore della ricostruzione degli incidenti stradali ed essendo giunto il momento di ridurre la mia attività, ho dovuto pensare che fosse giunto anche il momento per cedere ad altri la mia strumentazione di ricerca.

Alcuni anni addietro pensavo che potessero essere i miei allievi italiani a voler cogliere lo scettro del loro maestro e a cimentarsi nella ricerca di settore gestendo in futuro e sviluppando il mio laboratorio mobile, quello che presentai al Palazzo dei Congressi di Lugano nel novembre del 2008, quello che fra altro mi permise la realizzazione dello studio sull’IPTR (Intervallo psicotecnico di reazione: MB-IPTR-2011). Purtroppo, al momento giusto, quegli allievi hanno saputo solo distruggere quanto stavo costruendo per loro dimostrandomi tutta la pochezza di spirito e di amore per la scientificità della professione che li distingue. Tagliati dunque quei rami secchi, nessun problema: il mio laboratorio ha subito trovato la migliore sede possibile per essere apprezzato ed utile a chi fa veramente onore a questa professione svolgendola con grandissima competenza: il DTC-Unfallanalyse diretto dal Prof. Ing. Heinz Reber.

Donando la mia strumentazione a quello che negli anni '70 era il laboratorio della Sezione automobilistica della Scuola di ingegneria di Bienne dove io stesso mi diplomai, ho espresso alla Struttura scolastica e di ricerca di Bienne-Vauffelin tutta la mia riconoscenza.

Domanda: è indispensabile che ogni Esperto analista ricostruttore d’incidenti stradali disponga di un proprio laboratorio tipo quello che mi seguì per tutta la vita e che, per restare al passo con l’evoluzione della tecnica, rinnovai integralmente ben tre volte?

La mia risposta è semplice. Se si crede in quello che si fa non ci si può limitare alla sola teoria della scuola, della letteratura e oggi anche di Internet e di qualche software di ricostruzione: si ha bisogno di quello che professionalmente sarà anche una marcia in più, ovvero il proprio laboratorio. Infatti, un conto è utilizzare nel calcolo peritale un coefficiente estrapolato da qualche tavola – di cui comunque non se ne conosce mai il metodo di rilevamento – e ben altro è essere in grado di misurare personalmente quello stesso coefficiente e di averne rilevati tanti altri fino a saperli stimare con vera cognizione di causa propria.

Per me è stato grazie al mio laboratorio che dal 1971 in poi fui in grado di rilevare in loco con lo stesso veicolo coinvolto nel sinistro, o con veicolo analogo, i fattori di decelerazione utili al calcolo, che nel 1997 brevettai CMRT (Computer Microscopical Reading of Tachograph) il sistema più evoluto e preciso di elaborazione della traccia tachigrafica analogica (dischi cartacei autocarri, bus, ecc.) e che nel 2011 fornii tutti i dati (14 Mio di dati digitali e quasi 1 Mio di immagini HD) per la ricerca sull’IPTR svolta insieme all’Unità di ricerca in Psicologia del traffico dell’Università Cattolica di Milano.

C’è un particolare da non sottovalutare: di ogni strumento del mio laboratorio ne ho curato prima la scelta, poi l’acquisizione e infine mi sono personalmente formato al suo uso che ho sempre gestito in prima persona.

In altre parole, anche la conoscenza approfondita di tale strumentazione sia nella teoria che nella pratica del suo uso ora fa parte del mio sapere professionale specialistico, conoscenze ed esperienze che senza il mio laboratorio oggi non averi mai acquisito altrimenti e che, chi non ne possiede uno, neppure può immaginare quali queste siano.

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