Ogni incidente si produce nell’ultimo istante in cui poteva ancora essere evitato: mi piace ripetere questo mio assioma di Psicologia del traffico per l’importanza che riveste nell’analisi cinematica di ogni sinistro stradale e per quanto ne consegue. Allo stesso modo ricordo che i parametri utili al calcolo cinematico sono unicamente spazio, tempo, velocità, accelerazione e decelerazione e che, per quanto tutto questo sembri ovvio, l’analisi di ogni sinistro richiede ragionamento e mestiere: il caso in esame ne è la prova.
Dello spazio ne ho parlato nell’articolo numero 7. Che dire dunque su tempo, velocità accelerazione o decelerazione?
La velocità altro non è che spazio fratto tempo (m/s, km/h) mentre accelerazione e decelerazione esprimono semplicemente l’entità di variazione della velocità nel tempo. Siamo in una parte della fisica elementare dove in nessuna formula entra mai in gioco la massa, ovvero la forza-peso: ricordo questo particolare, anche se per molti è la cosa più ovvia del mondo, poiché ultimamente in tribunale, a Roma, un saccente Consulente mi avrebbe rimproverato di non considerare il peso di un motociclo nel calcolare le sue evoluzioni cinematiche (tempistica del movimento). Bontà sua, si è auto qualificato: bocciato.
Nella ricostruzione le cose basilari ovvie sono tante e dovrebbero tutte far parte del bagaglio cognitivo minimo di ognuno di coloro che si qualificano e si offrono quali ricostruttori. Fra queste basi non può mancare la conoscenza dei normali valori di accelerazione nelle normali manovre veicolari svolte in modo normale: nello specifico i valori di accelerazione nella partenza da fermo da uno STOP, senza manovra di svolta a sinistra o a destra come appunto in questo caso fu la manovra di Rosso (FIAT). Infatti, è noto e verificabile in qualsiasi buon trattato di incidentologia che l’accelerazione normale, in immissione rettilinea con partenza da fermo su percorso di 10 metri, è mediamente di 1,8 m/s2 (da 1,6 a 2,1 m/s2).
Leggere nel pubblicato in esame (pag. 9/17 e 10/17) che tale accelerazione si quantifica peritalmente in 0,48 m/s2, ovvero 3,6 volte inferiore a quella normale, è più che sufficiente per saltare sulla sedia poiché questo significherebbe che il Conducente della FIAT avrebbe effettuato quell’immissione in modo assolutamente anomalo ed inaccettabilmente lento costituendo così grave ostacolo al traffico prioritario, ecc.
Possibile che una simile idiozia venga letta oltre 8'000 volte senza reazione alcuna? Queste sono le deficienze che mostrano lo stato di un diffuso pseudo sapere che purtroppo non squalifica solo gli autori della pubblicazione in esame bensì anche l’intera professione, silente. È proprio questo il fatto che dovrebbe preoccuparci di più: il dilagare di questo diffuso pseudo sapere professionale.
Ciò premesso, rimane evidente che la tempistica di manovra di immissione di Rosso nell’intersezione sia elemento determinante ai fini del Giudizio: da essa dipende l’intera analisi cinematica del caso. Vediamo in cosa consiste tale manovra e perché sia tanto decisiva.
Cosa sappiamo di certo di Rosso e della sua manovra?
- Abbiamo visto in precedenza (articolo no. 7), che dallo STOP all’urto Rosso avrebbe percorso da 5,15 a 5,90 metri (fattore spazio).
- Dal calcolo di verifica effettuato in “loop” è pure risultato che la velocità di Rosso all’urto poteva essere di circa 21 km/h. Vedremo che era ancora superiore.
- Della manovra effettuata, cosa è allora veramente certo?
- Siamo sicuri che alla striscia trasversale di arresto la FIAT si sia completamente fermata e che da qui sia quindi ripartita da ferma? Quali sono gli elementi oggettivi che convaliderebbero una simile conclusione peritale?
- Nel caso in cui l’analisi peritale dovesse escludere l’arresto e la conseguente partenza da fermo, come si è svolta la manovra di immissione di Rosso? Con velocità costante oppure in accelerazione, oppure in decelerazione, oppure ancora vedendo il pericolo arrivare da destra reagendo e frenando?
Ognuna di queste varianti di manovra implica tempistiche differenti e, modificandosi la tempistica di immissione, si modifica l’intera ricostruzione cinematica del caso. Iniziamo quindi con due calcoli cinematici tanto semplici quanto veloci.
Il bello dell’analisi cinematica è che con pochissimo spesso si inquadra la situazione.
Infatti, nello specifico la manovra con partenza da fermo presentata che implicherebbe tempi di percorrenza compresi fra 1,77 e 2,02 secondi, richiede anche accelerazioni varianti fra 2,88 e 3,3 m/s2, ovvero valori di accelerazione assolutamente irreali per una Fiat Bravo e quindi tali da dover escludere peritalmente che Rosso si sia fermato allo STOP e da qui sia ripartito da fermo.
Già solo questo, ovvero il mancato arresto allo STOP, è decisivo ai fini del Giudizio e stravolge completamente le conclusioni dell’elaborato peritale pubblicato in Internet e qui in esame.
L’ipotesi a velocità costante evidenzia che in tal caso si dimezzano i tempi di manovra: questi tempi di soli 0,88 – 1,01 secondi non permetterebbero al traffico prioritario in arrivo neppure di portare a termine la propria percezione del pericolo e la conseguente reazione per l'evitamento di Rosso, proveniente da sinistra, da strada secondaria non prioritaria e regolata da STOP.
Queste considerazioni preliminari, decisive per il Giudizio e quindi peritalmente obbligatorie, mancano interamente nell’elaborato pubblicato e qui analizzato: inaccettabile.
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