È venuto il tempo di chiedersi veramente quale valenza abbia ancora il principio fondamentale dell'analisi forense. Sembra infatti che più palese è la bufala peritale e più il “Peritus peritorum” di turno sia capace di farla propria, ovviamente dopo aver scientemente rifiutato di sentire in udienza e sotto giuramento i periti-consulenti. Giudice, meglio staccare la spina che far luce, vero?
A scanso di equivoci e con mia grande vergogna, debbo precisare che quanto sto per raccontare è storia della Giustizia di casa nostra: è grave, e non mi consola certo chi mi ricorda che in fondo tutto il mondo è paese. Al nostro Ticino ho sempre augurato assai di meglio.
È notorio che in un qualsiasi impatto, il punto in cui viene colpito un oggetto modifica l’intera dinamica di quella collisione. Esemplifico. Ditemi voi se ricevere una bella martellata dritta sul naso sia lo stesso che ricevere un pugno su una spalla. Percepite un qualche differenza?
Nel nostro caso il colpo è stato centrale, paragonabile alla martellata sul naso: i periti, pur consci del dettaglio, hanno nascosto il martello e dato da bere al giudice il pugno sulla spalla accompagnato da un calcolo altrettanto farlocco.
E il Giudice? Pur essendo stato reso attento che il martello era stato fatto sparire e che sulle foto agli atti c’era e che il naso ne portava comunque le tracce - da “Superperito” quale egli è per la Legge - invece di chiarire la verità materiale del martello fatto sparire ascoltando i periti-consulenti informati sui fatti, ha fatto suo quel calcolo palesemente farlocco. Bontà sua.
E in quella perizia, in scienza e in coscienza, quanto c'è dell’una e quanto dell’altra?
Ecco allora il caso, restando al solo calcolo del “martello sparito”. L’incidente in esame vede coinvolti una Ferrari 458 immatricolata e assicurata in Svizzera, all’uscita da un tornante in salita, nottetempo e a strada innevata, che viene urtata da un trattore Fiat 110-90 che scendendo, a causa del fondo ghiacciato, non riesce a fermarsi.
Il “martello”, nello specifico è la zavorra frontale del trattore che a mo’ di rostro entra nella fiancata posteriore sinistra della Ferrari, devastandola come documentato da più foto: la presenza della zavorra montata sul trattore al momento del sinistro è indiscussa, idem per le tracce impresse dalla stessa nella fiancata posteriore dell’autovettura.
È mai possibile che il perito (ingegnere) della Compagnia d’assicurazione dell’autovettura, nel ricostruire l’evento faccia sparire la zavorra frontale del trattore e presenti così un calcolo che vuole il punto d’urto arbitrariamente spostato nella parte anteriore della portiera dell’autovettura (il pugno nella spalla) invece che nella fiancata posteriore distrutta (la martellata sul naso) come di fatto è avvenuto?
È mai possibile che contestato nel merito l’ingegnere dell’Assicurazione, o la Direzione della stessa, non si ravveda e non corregga il proprio elaborato palesemente ingannevole?
È mai possibile che il perito consultato dal Giudice (altro ingegnere) non si avveda e non segnali che facendo peritalmente sparire la zavorra dal trattore, qui si travisa la realtà dei fatti e che il calcolo che ne deriva è tutto eccetto che attendibile?
È possibile ed è capitato di recente.
Da Cittadino di questo Paese, sapere che il “Peritus peritorum” di turno, di questo calcolo farlocco ne ha fatto il punto di forza del proprio giudizio, mi ha fatto allibire riempiendomi di grande tristezza.
Ai due consulenti interessati e a chi sostiene il loro modus operandi non ritengo vada riservata comprensione alcuna, solo compassione e tanta. Di scienza nel loro operato sembra esserci solo la parvenza: grave per degli ingegneri svizzeri. E di coscienza?
Casi come questi, che comunque la dicono alla lunga sui loro autori e sui rispettivi mandanti, purtroppo non sono così rari. Sebbene gettino indicibile discredito sulla professione peritale forense, e di riflesso sulla Giustizia che li sostiene, vanno resi pubblici. Tacerne l’esistenza non è lecito: sarebbe omertosa complicità.
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