Non esiste nulla di più statico del cartaceo di una relazione peritale. Tuttavia, chi oggi si occupa di cinematica ovvero dell’analisi del movimento ai fini di Giustizia ben poco mette in atto per superare lo scoglio della sua staticità rappresentativa.
Il perito/consulente, a ricostruzione completata, avrebbe l’importante compito di rendere di facile comprensione l’accertamento peritale, le analisi ad esso connesse e quanto da queste ne è derivato traducendo e presentando l’intero studio tecnico scientifico in un linguaggio fluido, immediato, semplice e comprensibile a tutti, specie a chi non è specialista della materia.
Paragonando le perizie/consulenze dei nostri Maestri del secolo scorso (Paolino Ferrari, Gino Nisini e Gino di Paola) con gli elaborati peritali che giungono oggi agli atti dei tribunali, si direbbe che nel settore dell’infortunistica stradale l’evoluzione della tecnica, e con questa dei nostri strumenti di lavoro, non sia servita a nulla. La grande parte degli elaborati ha appena sostituito l’amato tavolo di disegno con un AutoCAD (software di disegno) e la macchina da scrivere con un qualsiasi Word (software di videoscrittura). Raramente chi dispone di un software scientifico di analisi e di ricostruzione lo padroneggia con competente scioltezza e, ancor meno, sa integrare quanto con esso prodotto nell’elaborato cartaceo.
Quanti di questi “specialisti” si pongono il problema di strutturare il proprio elaborato in modo tale che chiunque dovesse leggerlo ne comprenda facilmente il ragionamento e abbia chiaro quali siano gli elementi oggettivi che portano a quelle conclusioni?
Quanti di questi “specialisti” riescono veramente a spiegare in modo evidente una cinematica congiunta completa, ovvero riescono a mostrare al Giudice in modo semplice e chiaro il movimento contemporaneo di tutti i protagonisti coinvolti e le loro reciproche posizioni e velocità in ogni istante decisivo dell’evento?
Per me, un elaborato peritale è tale unicamente quando chi lo legge riscontra la logica oggettiva che lega ogni reperto probatorio ai fatti accertati, ne capisce il ragionamento e così, ai quesiti posti, lui stesso sarebbe in grado di rispondere.
Per questo, all’analisi strutturale dell’elaborato peritale ho dedicato 6 capitoli specifici del mio libro (La tecnica al servizio della Giustizia, da pag. 82 a pag. 98) che vanno ben oltre al semplice elenco di possibili contenuti: ciò malgrado, detta esposizione è ancora solo una sintesi di questa problematica comunicativa fondamentale dell’attività tecnico scientifica forense.
Oggi, è mai possibile superare la staticità del cartaceo portando il Giudice nella dinamicità del movimento analizzato?
Personalmente sono convinto che il cartaceo peritale mantenga ancora tutta la sua validità, esattamente come posso assicurare che lo scoglio della sua staticità può essere superato grazie alle nuove tecnologie a nostra disposizione. Una possibilità per me ormai collaudata consiste nel produrre un elaborato tecnico scientifico completo e peritalmente consistente, costruito anche nell’ottica del superamento della sua staticità: su tale base, elaboro e presento in aggiunta anche un “videocompendio peritale”, ovvero la trasformazione dell’elaborato peritale cartaceo in elaborato peritale audiovisivo esplicativo.
Evidentemente non tutti i casi si prestano a tanto ma, laddove mi è stato possibile presentare entrambi gli elaborati, quello cartaceo completato da quello audio visivo, sono sempre riuscito a convincere il Giudice sulla fondatezza del mio dire, spesso sconfessando completamente il CT del PM e/o il perito del Giudice. Un esempio concreto è il caso qui denominato “VENEZIA-Sentenza-2020”, elaborato nel 2017-2018 e giunto a sentenza nel 2020 con l’assoluzione del mio Mandante:
- la sentenza in PDF è scaricabile da questo sito: Research & Papers
- il videocompendio peritale è visionabile da questo sito: Media & Tutorials
Questo caso e la relativa soluzione rappresentano quello che era nel 2017 lo stato della tecnica peritale nella ricostruzione degli incidenti, tutt’altro che fantascienza. Ciò malgrado, fra i miei Colleghi di settore oggi l’interesse per fare un salto di qualità tale da rendersi capaci di mettere al servizio della Giustizia questo livello di accertamento peritale, sembra proprio non esistere.
Lo dico visto l’interesse dimostrato per il seminario di studio sulla struttura peritale che si sarebbe concluso proprio gettando le basi necessarie a padroneggiare le tecniche di comunicazione e di allestimento del videocompendio (autunno 2020, quattro serate in remoto): un solo Ingegnere iscritto, nessun altro. Evidentemente gli altri “specialisti” sanno già tutto; a loro non interessa affatto migliorare se questo richiede l’umiltà e la capacità di mettersi in discussione e un minimo di impegno. Evidentemente questi “specialisti” non amano la propria professione. Evidentemente questi saranno sempre “specialisti” solo a parole.
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